Viene scatenata dall’acqua in tutte le forme, che si tratti di acqua dolce o salata, acqua clorata e paradossalmente anche fluidi corporei come sudore, lacrime e saliva.
Prurito, pomfi, bruciore sono sensazioni date dall’attività di peptidi vasoattivi di origine mastocitaria (come per esempio l’acetilcolina, ossia piccoli frammenti proteici prodotti da cellule del sistema immunitario), che una volta liberati nei tessuti modulano la soglia di queste reazioni, tramite dei recettori detti vanilloidi, e le fibre nervose dermoepidermiche.
Le cause del prurito acquagenico non sono ben chiare. Benché sia spesso considerato una sorta di “allergia all’acqua”, in realtà quando insorge non si riscontra una tipica reazione allergica con produzione di immunoglobuline E (IgE) specifiche.
Sia il prurito acquagenico che l’orticaria acquagenica tendono a causare un maggiore fastidio dopo l’estate, mentre scompare l’abbronzatura, e nei mesi autunnali e sono promossi dal contatto con indumenti in fibre sintetiche, soprattutto se aderenti e poco traspiranti.
Si sviluppa più comunemente su collo, parte superiore del tronco, braccia e gambe, sebbene possa occasionalmente interessare anche zone più estese.
Nella maggior parte dei casi il prurito acquagenico è di natura idiopatica. In parole povere non si accompagna ad altre malattie e la causa è tutt’altro che conosciuta.
Una barriera cutanea integra ed efficiente previene la disidratazione e la comparsa di pelle secca (che di per sé favorisce l’insorgenza di prurito), riduce la penetrazione degli allergeni e di sostanze irritanti e sensibilizzanti negli strati profondi del derma (dove possono sollecitare il sistema immunitario locale) e aiuta a prevenire la reazione infiammatoria cutanea.
Per attenuare l’intensità della sintomatologia si può optare per detergenti delicati, emollienti e lenitivi dopo ogni bagno o doccia per proteggere e dare sollievo alla pelle ed idratare in profondità.